Brasile, la nuova generazione fallisce: social e ricca, ma povera in bacheca
La Seleçao non c'è più, o almeno non fa più paura: la disfatta ai rigori contro il Paraguay in Copa America fa il paio con quella nel mondiale casalingo, chiuso dal 7-1 subito dalla Germania così netto da far sembrare irreale la sconfitta. La federazione brasiliana conferma Dunga, ma agli occhi di molti osservatori il Brasile visto in Cile è sembrato tra i più deboli di sempre, praticamente nullo da quando ha perso Neymar, forse l'unico in rosa a poter sostenere il confronto con i fasti del passato. Everton Ribeiro e Douglas Costa, decisivi con i loro errori dal dischetto, sono per certi versi i simboli della nuova leva calcistica brasiliana; per carità, i rigori li sbaglia solo chi li tira e comunque non si può certo addossare solo a loro due la colpa per l'eliminazione imprevista. Però le responsabilità ci sono e le rispettive carriere sono lì a testimoniare le incertezze che vive il calcio verdeoro: Everton Ribeiro, fino a pochi mesi fa tra i migliori del campionato Brasileiro, a gennaio ha snobbato le (non troppo convinte) sirene milaniste per trasferirsi all'Al-Ahli, squadra degli Emirati Arabi Uniti che poteva garantirgli uno stipendio d'oro ma non certo la possibilità di competere ad alti livelli.
Più competitiva forse, ma comunque rispondente a ragioni economiche più che calcistiche, la scelta compiuta da Douglas Costa nel 2010, quando l'allora ventenne talento del Gremio decise di sposare la causa dello Shakhtar Donetsk, che per dovere di cronaca abbandonerà in estate per trasferirsi al Bayern Monaco, finalmente per affrontare un proscenio più consono alle sue qualità. Il fallimento del Brasile, al di là del valore tecnico di una squadra che sulla carta non dovrebbe avere troppi rivali, almeno nel panorama sudamericano, ma i cui maggiori talenti spesso scelgono soldi e tv al posto della gloria calcistica quale primo obiettivo, si spiega anche così. La generazione verdeoro dai tanti real in tasca e grande spazio mediatico nei nuovi campionati, rischia di non tenere il passo con la sua storia a livello di successi ottenuti in quel maledetto rettangolo verde.