Morrone si ritira: "Ricomincio da Parma, allenerò i giovani"
Stefano Morrone appende le scarpe al chiodo per mettere tuta e fischietto: si riparte da Parma, la sua Parma, dove ha speso 7 anni. Ripartirà in Serie D dove allenerà gli Allievi del nuovo club. Ai microfoni di Tuttomercatoweb Morrone traccia un bilancio della sua carriera e guarda ai programmi futuri: "Ritirarmi è stata una scelta sofferta, perché quando per 20 anni giochi a pallone e fa quello che hai sempre sognato sin da piccolo, smettere è davvero doloroso. Ma ho ritenuto questa scelta la migliore, una forma di rispetto verso il Parma che mi ha cercato. Mentalmente non mi sentivo più al 100%, era inutile trascinarsi e difatti ragiono già diversamente. Il Parma mi aveva dato carta bianca, sarebbero stati molto contenti se avessi dato una mano in campo trascinando il gruppo e in ogni caso mi hanno cercato a prescindere, qualsiasi ruolo avessi scelto. Ci ho pensato un po' di giorni e ho deciso che era ora di iniziare ad allenare".
Qual è il bilancio della tua carriera?
"Sono pienamente soddisfatto di quel che ho fatto. Oltre 500 partite fra i professionisti in cui ho avuto molte gioie e anche dolori, come tutti quanti. Sono stato convocato in Nazionale, ho fatto parte di un biennio in Under 21 dove ho vinto l'Europeo. Se devo trovare un cruccio mi spiace non aver esordito in Nazionale, ma posso ritenermi ugualmente soddisfatto".
Peccato per l'ultima stagione a Pisa
"La definirei tribolata. Fino a dicembre andava come doveva andare. Da gennaio sono cambiati un po' di meccanismi, ci sono stati episodi spiacevoli che non voglio neanche ricordare. Ho chiuso prima l'avventura, sono tornato a casa e ho avuto modo di riflettere e valutare il mio futuro. Speravo di portare il Pisa in B, uno ci mette anima e cuore ma le cose possono andare diversamente".
Perché hai scelto di diventare allenatore?
"Mi è sempre piaciuto vedere le partite, osservare, sottolineare e aggiornarmi quotidianamente. Credo sia un percorso che mi piacerà tanto".
Credi che ti possa avantaggiare per la tua nuova carriera il fatto di aver giocato a centrocampo?
"Può esser perché essere nel vivo del gioco può darti alcune dinamiche che magari un attaccanti le vede diverse, ma sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano. La priorità ora è dare dei valori importanti ai ragazzi per migliorarli. Il Parma riparte da zero e serve spingere sul senso di appartenenza. Chi riparte dai dilettanti lo fa per una scelta di cuore e bisogna battere su questi tasti. Io sono cresciuto nel mito dell'Athletico Bilbao, mi ha sempre affascinato vedere questa squadra composta esclusivamente da baschi, che proprio per spirito di appartenenza davano qualcosa in più".
Nonostante tu sia originario di Cosenza ti puoi considerare di fatto parmigiano?
"Cosenza è la mia città ed è nel mio cuore. Parma è la seconda casa, dove ho vissuto per sette anni e vi è nato uno dei miei figli. A Parma mi sento amato in maniera enorme".
Da cosentino, infine, sei cresciuto nel mito di Gigi Marulla. Cosa ne pensi della scelta del sindaco di intitolargli lo stadio?
"Scelta azzeccatissima e condivisa al 100%. Gigi è simbolo del nostro calcio, io gli facevo da raccattapalle e ho avuto la fortuna di esordire prima che smettesse. Era per noi un simbolo, sono cresciuto col suo mito".