Felipe Anderson, sempreverde Toni e la Roma: top e flop del campionato
Un campionato senza storia in extrema coda ed altrettanta testa: Parma in B - e rischia di non stare sopra gli zero punti, se continua così - e Juventus già vincitrice dello Scudetto. In mezzo un mare magnum di squadre che non sanno quali sono i propri obiettivi: tre per un posto retrocessione, con Verona città che per ora si sfila, troppi per due Champions e due Europa League. Con una certezza: Milano non è mai stata così grigia.
I top
Felipe Anderson - Nel secondo tempo decide che è ora di finirla di pareggiare, saltando tutti quanti come birilli e mandando in buca d'angolo. Poi fulmina Padelli da due passi su assist di Klose: imprendibile, sgusciante, il meglio che la Serie A possa produrre al momento. Se non fosse per il braccino di Lotito, anche in inverno, la Lazio potrebbe finalmente lottare per qualcosa di più del terzo (o secondo) posto.
Sempreverde Luca Toni - Due gol per affossare (ulteriormente) il Napoli. Classe 1977, i prossimi sono 38, in campionato sono già tredici reti. Come fare a non esaltarlo ogni volta che scende in campo?
Il Chievo - Sparagnino, come sempre. E poi, quando Paloschi gira, sembra davvero un piccolo Pippo Inzaghi. Non è bello da vedere, praticamente mai, ma ogni anno riesce a salvarsi in maniera incredibile: con o senza Sartori, che in gialloblù ha fatto la storia.
I flop
La Roma - Non gioca male e finisce la pareggite. Peccato che il due a zero finale sia per la Sampdoria, che Keita venga espulso come un giovinotto alle prime armi, che Viviano sia sì il migliore in campo, ma in coabitazione con Muriel ed Eto'o. E che la Lazio sia a meno un punto.
Filippo Inzaghi - Si dilunga il momento negativo. E forse pure la sua esperienza sulla panchina del Milan, più per mancanza di alternative (e di interesse) che non per la buona prestazione. A detta sua, perché la Fiorentina è stata più pericolosa e pure più incisiva, al di là del gol di Destro e del possibile 2-0 nel secondo tempo.
L'immenso ciapanò salvezza - Pareggi per Cagliari, Cesena e Atalanta. Zeman perde due punti a fine partita, i bianconeri non sfruttano l'iniziale vantaggio di Defrel, i nerazzurri sprecano nel primo tempo e poi rischiano addirittura di non portare a casa nemmeno il punticino. Venticinque punti in ventisette partite porta a una quota salvezza sui 35. Davvero serve un campionato a 20 squadre con 3 retrocessioni?