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FOCUS TMW - Seraing United, provincia di Doyen: pratica consueta e ban ovvio

FOCUS TMW - Seraing United, provincia di Doyen: pratica consueta e ban ovvioTUTTO mercato WEB
© foto di Image Sport
giovedì 17 settembre 2015, 19:002015
di Andrea Losapio

L'attualità racconta del primo club sanzionato dalla FIFA per l'utilizzo delle TPO. Third part ownership, fondi che investono in un determinato giocatore - frammentandone spesso il cartellino - e guadagnando sui successivi trasferimenti. È una sorta di gioco d'azzardo, qualche volta va benissimo, alle volte un po' meno. È comunque, in un momento come questo di fatturati strepitosamente alti (e al rialzo), un investimento relativamente sicuro.

Seraing United - È il nome della società, belga, sanzionata per cessione dei diritti solamente economici a un fondo di investimento. Era solo questione di tempo perché, a fine luglio, una corte belga aveva bocciato il ricorso presentato proprio dal club - congiuntamente alla Doyen - per bloccare la decisione di estromettere, dal mondo del calcio, le TPO. Invece i belgi hanno deciso di cedere i diritti dei giocatori in cambio di moneta sonante: di fatto la Doyen aveva investito circa 340 mila dollari. La FIFA ha deciso di infliggere una multa di 155 mila dollari - inferiore all'investimento, ma pur sempre una cifra alta per una seconda divisione belga - più un transfer ban di quattro finestre. Nessun giocatore in entrata potrà firmare con il Seraing per due anni: una misura afflittiva che potrebbe essere pure peggiorata in caso di recidività. Le possibilità sono multiple: l'annullamento del risultato di un match, sconfitta per forfait, l'esclusione da una competizione, la sottrazione di punti, la restituzione dei trofei o la retrocessione a una serie inferiore. Una pena non esclude l'altra: stavolta si è deciso per un fermo della finestra trasferimenti e una multa, possono essere combinate.

L'avvocato - Difensore di Doyen era Jean-Louis Dupont, famosissimo per la sentenza Bosman a metà anni novanta, che ha basato la propria strategia affermando che la eliminazione della TPO era contro la circolazione libera dei lavoratori, uno dei diritti fondanti dell'Unione Europea. E, in venti giorni, ha perso pure la battaglia contro il fairplay finanziario, anche quello sotto la lente di Doyen: di fatto i fondi guadagnano meno se hanno la possibilità di investire di meno.

Il cambio legge - A dicembre 2014 la FIFA ha deciso di abolire le terze parti, con un periodo "franco" dal primo gennaio al trenta di aprile, ma solo con accordi non più lunghi di un anno: al primo di maggio non sarebbe stato più possibile firmare un contratto con terze parti, con pene variabili. Ovviamente non è retroattivo: in caso di patti preventivi fra giocatori e investitori precedenti alla legge le cose sarebbero rimaste così, ma non sono più prolungabili né rinnovabili. In ogni caso tutte le eventuali TPO dovevano essere inserite nel TMS, un documento introdotto dalla FIFA per regolamentare al meglio i trasferimenti, soprattutto quelli internazionali.

Gli esempi - Alcune società hanno usufruito delle TPO, in lungo e in largo, soprattutto squadre con problemi economici esagerati. Uno dei club più vittoriosi delle ultime stagioni è l'Atletico Madrid, che ha avuto al suo interno calciatori - l'icona è Radamel Falcao - di proprietà della Doyen. Un pro e un contro: difficilmente il Tigre sarebbe mai arrivato in Colchoneros, soprattutto con i debiti contratti dall'équipe castillano fino a qualche anno fa: e infatti l'Atletico aveva problemi a pagare le due tranche da 9 milioni di euro per il suo acquisto, aprendo le porte alla Doyen. La cessione del colombiano, avvenuta per oltre 60 milioni di euro al Monaco, ha fruttato alle casse ventidue milioni. Non solo, ovviamente: anche Elaquim Mangala e Steven Defour, al Porto, avevano le stesse condizioni. Benfica e Sporting Lisbona si sono dovute ricomprare alcuni giocatori. In Sudamerica gli esempi si spreca(va)no. Basti pensare a Paulo Henrique Ganso, qualche anno fa, ma pure a Neymar, con i milioni di euro eccedenti l'offerta presentata al Barça finiti nelle tasche certamente non del Santos.

I perché - Da una parte, come detto, le TPO possono aiutare club in difficoltà e immettere denaro fresco. Ma dall'altra possono condizionare il mercato. E per questo la FIFA ha deciso di evitare questo meccanismo. Ipoteticamente un giocatore che per il 50% è di proprietà di un fondo potrebbe rifiutare una destinazione e sceglierne un'altra, ma poi interverrebbe l'investitore, forzando la decisione del giocatore soprattutto in caso sia economicamente vantaggioso per chi ha investito sul futuro. Insomma, la mancanza di libertà e le scelte fuori dal campo sportivo sono alla base della scelta della FIFA per avere uno sport più trasparente.

Su cosa si interviene - Per regolamentare anche i trasferimenti e il denaro - che non dovrebbe finire fuori dal circuito virtuoso del calcio - si è deciso di intervenire solo sul costo di una ipotetica cessione, e non sugli emolumenti singoli del giocatore. Quindi gli eventuali procuratori e agenti non avranno problemi ad avere una percentuale sugli emolumenti del calciatore. Chiaramente la tracciabilità del mondo calcio è una delle priorità della FIFA.