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Le minacce degli ultrà. E Ferrier non divenne il primo colored del Verona

Le minacce degli ultrà. E Ferrier non divenne il primo colored del VeronaTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
domenica 1 marzo 2015, 08:002015
di Gaetano Mocciaro

18 presenze in due anni, due maglie indossate più una soltanto virtualmente. Maickel Ferrier non verrà certamente ricordato come uno degli stranieri che hanno fatto la storia del calcio italiano, ma suo malgrado ha fatto parlare molto di sé. E non per le qualità tecniche.

Maickel Ferrier è un ragazzone che a metà degli anni '90 si sta mettendo in mostra con la maglia del Volendam. Nella primavera del 1996 il Verona lo blocca decidendo di scommettere sull'allora ventenne.

La notizia arriva in città e alcune frange di tifosi non la accolgono proprio benissimo. Non tanto per le qualità del giocatore, tra l'altro ignote: internet non aveva messo ancora piede e coppe europee a parte nelle nostre tv non arrivavano molte informazioni dall'Eredivisie.

Michael Ferrier è nato a Enschede, in Olanda. Ma è di origine del Suriname. Insomma, è un giocatore di colore. E sarebbe il primo a indossare la maglia dell'Hellas. Ma una frangia di tifosi non ci sta.

Il 28 aprile 1996 si gioca il derby contro il Chievo. Dalla curva Hellas viene esposto un manichino nero con la maglia del Verona, la scritta "negro go away" e il cappio al collo. A sorreggerlo due uomini incappucciati come membri del Ku Klux Klan. Come contorno striscioni in veneto che suggeriscono all'allora presidente Alberto Mazzi di assumere il "negher" per pulire lo stadio o per lavorare in cantiere, essendo il numero uno gialloblù imprenditore nel campo dell'edilizia. Infine dei cori a ribadire che "negri" in squadra non sono ben accetti.

Mazzi prova a dare una risposta forte, ordinando la chiusura della trattativa e il trasferimento al Verona. Che di fatto non si concretizza. Presunti problemi fisici sono la diplomatica soluzione (simile episodio anni prima con Ronny Rosenthal con l'Udinese nel 1989), Ferrier rinuncia al Verona ma resta in Italia e firma con la Salernitana.

A Salerno gioca col contagocce e viene spedito a Catania in C2. Decisamente troppo per un giocatore che un anno prima era appetito dall'Ajax. Ma in Italia non lascia tracce sul campo. Fuori ancora una volta il suo nome salta fuori. A seguito di una denuncia fatta dall'allora presidente della Salernitana Aniello Aliberti a Pasquale Casillo. Si indaga movimento di capitali sospetti che, attraverso il mondo del calcio, sarebbe stato protetto da misure antimafia e successivamente fatto "girare" e fruttare in operazioni di compravendita di giocatori, tra i quali proprio Michael Ferrier. Che ovviamente non centra nulla e che è già tornato da un pezzo in Olanda. Proseguirà la sua carriera fino al 2006 tra Cambuur, Helmond, Telstar e TOP.