Palermo, Iachini: "Vado dritto per quelle che sono le mie convinzioni"
Alla scoperta di Iachini, allenatore tranquillo, nonostante sia alla guida di un club, il Palermo, decisamente caldo
Chi è Beppe Iachini? "Una persona tranquilla, che pensa alla famiglia e al lavoro", parola del tecnico marchigiano, che parla in esclusiva a Calcio2000, ripercorrendo le tappe della carriera. Prima da calciatore e poi da allenatore.
Casa, famiglia e lavoro. In queste tre parole c'è Iachini?
"Il lavoro di allenatore non finisce dopo l'allenamento. Per il resto, conduco una vita normale. Ho iniziato a giocare a calcio all'Ascoli, con Mazzone l'esordio. Poi la consacrazione con Boskov. E cambio aria, anche perché di giovani usciti dal settore giovanile all'Ascoli, a quei tempi non ce n'erano molti. Quindi, se la società poteva monetizzare...".
E va al Verona, rifiutando la Sampdoria...
"No, sarei andato volentieri perché c'era Boskov. Ma tra il mio agente Caliendo e il Verona ci fu un accordo precedente. Non sono pentito, dirlo non sarebbe rispettoso nei confronti di una piazza dove sono stato bene. Magari dispiaciuto si, perché essere allenato ancora da Boskov mi sarebbe piaciuto. Ma va bene così, ho fatto il mio percorso e raccolto tante soddisfazioni".
Poi la Fiorentina. Ha sofferto un po' la personalità di Dunga?
"No, ho ottimi ricordi della Fiorentina. E anche di Carlos. Sono stati anni belli. E l'ambiente ancora oggi lo ricordo con affetto".
Dopo Firenze, il Palermo. E prima di chiudere la trattativa, rimase cinque ore nella sede viola con il ds dei rosanero all'epoca, Giorgio Perinetti.
"Giorgio fece una pressione importantissima su di me e sulla società per convincermi ad andare via dalla Fiorentina. È stato molto importante per farmi andare al Palermo".
Al punto che si presentò al ritiro del Palermo con la divisa della Fiorentina e quando disse di voler vincere, qualche giocatore rosanero la guardò male...
"Avevo finito da poco il ritiro con la Fiorentina (sorride, ndr). La società non aveva grandi possibilità, c'era però la volontà di fare le cose per bene".
Poi una nuova esperienza, al Venezia, dove organizzava i finti litigi con Novellino...
"Ogni tanto, per cercare di scaldare la settimana. Per arrivare alla partita con la carica giusta. Con il mister abbiamo avuto un grande rapporto, era sempre prodigo di consigli. Si era creato un grande feeling. E oltre, me, a dare una mano al mister era bravissimo anche Gianluca Luppi. Festeggiare la promozione in Laguna è stato qualcosa di bellissimo".
Il suo modello da allenatore?
"Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso tanti allenatori bravi. Penso a Mazzone, Spalletti, Boskov, Ranieri, Novellino... Walter è quello che ha segnato di più il mio percorso, lo ritengo il mio modello: con lui sono stato più anni. Ma tutti gli allenatori che ho avuto, li ricordo con grande piacere".
E da allenatore, qualche volta, ha organizzato dei finti litigi con qualche giocatore?
"Curo tutti gli aspetti. Durante la settimana non si fa niente per caso. Tutto è molto importante. E se magari durante la preparazione della partita vedo un calo di attenzione, è chiaro che sta all'allenatore alzare i toni quando serve".
Di lei dicono, perfetto per la Serie B e inadatto per la A. Quanto le pesa?
"Un allenatore deve essere visto come tale. Ma se in Serie B vinci deve essere visto come qualcosa di positivo. E se ti ripeti per quattro volte, qualcosa vorrà dire. Sono orgoglioso della mia gavetta. E vado avanti per la mia strada".
Scaramanzie particolari?
"Piccole stupidaggini si. Ma in famiglia siamo molto religiosi, credo nella fede. E mi piace il Papa, per i concetti e per l'umiltà: i valori devono essere messi davanti a tutto".
Ha organizzato il ritiro estivo a Storo per scaramanzia, perché c'era già stato con il Brescia e le era andata bene...
"Si, vero. Anche per questo. L'ambiente però ci accoglie sempre bene".
Ha anche un centro sportivo ad Ascoli.
"Se ne occupa la mia famiglia. È un modo anche per tenere impegnati i giovani meno fortunati. A volte i ragazzi rinunciano allo sport per piantarsi davanti ai videogiochi. Lo sport invece è un modo di socializzazione e cerchiamo, con il Centro Sportivo, di far stare bene insieme i ragazzi".
La squadra dei sogni per il futuro?
"L'auspicio, è chiaro, è sempre quello di crescere. Ogni giorno mi alzo pensando di dover migliorare e di conquistare qualcosa in più. Vado dritto per quelle che sono le mie convinzioni, pensando che la vittoria di domani è più importante di quella di ieri".
Dove si vede Iachini tra vent'anni?
"Probabilmente in pensione, con qualche nipotino che mi crescerà accanto".
Le faccio qualche nome, promette di non arrabbiarsi?
"Ok..."
Oreste Cinquini.
"Un direttore sportivo bravo, preparato, con cui ho vissuto anni belli alla Fiorentina. Lo ricordo con affetto".
De Vitis.
"Lui iniziava la sua avventura da direttore sportivo, muoveva i primi passi. Insieme, a Piacenza, abbiamo vissuto una bella esperienza, anche perché la società viveva un periodo di ridimensionamento".
Giorgio Perinetti.
"Parla la storia. È stato il mio direttore da giocatore e poi da allenatore. È un lavoratore che sa fare bene il suo lavoro. Sono contento di aver riportato, con lui, il Palermo in Serie A. Il suo addio mi è dispiaciuto, perché quando condividi qualcosa con una persona con cui ti sei trovato bene e poi il rapporto si interrompe, dispiace. Ma anche Zamparini ha stima e affetto nei confronti di Perinetti, ne sono sicuro".
E adesso la faccio arrabbiare: Pasquale Sensibile.
"No, non mi arrabbio. Sono rimasto dispiaciuto per come sia finita dopo aver raggiunto una promozione con la Sampdoria, dove abbiamo ricostruito da capo il gruppo valorizzando diversi giovani. Alla fine, il fatto di non essere rimasto, mi è dispiaciuto. Pensavo di essere in una società seria che potesse dare continuità al lavoro. Peccato, ma poi ti passa perché devi pensare ad altre battaglie. Conosco bene il papà di Pasquale. Più che sul piano professionale, sono rimasto male dal punto di vista umano. Se oggi lo rivedessi lo saluterei, magari ci scapperebbe anche un sorriso. Purtroppo è andata così. Ma il destino ha voluto che facessi un altro percorso".
Gianluca Nani.
"L'ho incontrato a Brescia. Una persona che sa vedere i giocatori, competente. Qualche discussione c'è stata, ma ogni tanto ci sentiamo. Il rapporto rimane buono".
Franco Ceravolo. Tra lei e il suo ex direttore il rapporto non era dei migliori.
"Quando lavori con delle persone ci sono delle cose che non possono essere viste alla stessa maniera. In quei pochi mesi che siamo stati insieme, io ho pensato a fare il mio lavoro. Ma se Ceravolo è andato via, non è certo per colpa mia. Probabilmente il Presidente ha fatto altre valutazioni".
Chiudiamo con Dario Baccin
"Un ragazzo bravo, preparato. Già aveva espresso un buon valore nella precedente esperienza da responsabile del settore giovanile. Poi viene da una scuola, quella di Perinetti, che tutti conosciamo. Gli auguro le migliori fortune per il futuro".
Un futuro in cui Beppe Iachini vuole essere grande protagonista. Alla guida del suo Palermo, il tecnico nativo di Ascoli Piceno sta dimostrando a tutti il suo grande valore. Con grande accortezza e professionalità sta facendo rendere al meglio la rosa, valorizzando giocatori, su tutti Dybala, che sono già nel mirino di grandi squadre. Buona fortuna Mister
IL MAGO DELLE PROMOZIONI
Di Thomas Saccani
In otto stagioni in cadetteria, Iachini ha conquistato ben quattro promozioni in Serie A
La carriera, da allenatore, di Iachini è, per certi versi, ancora piuttosto giovane. Il suo primo approccio con la panchina risale, infatti, alla stagione 2001/02. L'allora 38enne Iachini si siede, alla 18esima giornata, sulla panchina lagunare, al posto di un certo Prandelli. In realtà, essendo sprovvisto di patentino, Iachini, ufficialmente, ricopre il ruolo di team manager, anche se è lui a dirigere la squadra (si beccherà anche una squalifica in tal senso).
Ironia della sorte, al comando di quel Venezia c'è Zamparini, il suo attuale presidente. L'esperimento, seppur intrigante, dura pochi mesi. Il Venezia retrocede e Iachini va a Cesena per imparare l'arte del duro mestiere dell'allenatore. Dopo un anno in C1 con i bianconeri, chiuso con un più che onorevole quarto posto, inizia il suo lungo peregrinare nella serie cadetta. A parte qualche sporadica apparizioni in Serie A, la cadetteria diventa il suo terreno di conquista. Diventa il mago delle promozioni. La prima arriva nel 2007/08, alla guida del Chievo con ben 85 punti conquistati. Si ripete nella stagione 2009/10, questa volta da allenatore del Brescia. Subentrato a Cavasin, rende le Rondinelle una super squadra. Nei play-off arriva il meglio, con l'incredibile vittoria, in finale, contro il Torino. Il vero capolavoro arriva alla Sampdoria. Anche qui subentrato (prende il posto di Atzori), porta i doriani ai play-off con la sesta testa di serie. Sembra impossibile ma, eliminando compagini come Sassuolo e Varese, si fregia di una nuova promozione in A. L'ultima impresa è recente e vede protagonista il Palermo. Zamparini lo chiama per prendere in mano i rosanero, dopo l'esonero di Gattuso. Iachini fa quello che sa fare meglio: crea un grande gruppo. Il club siciliano cambia marcia, tanto da vincere il campionato con cinque giornate di anticipo (sul campo del Novara arriva la matematica certezza del titolo). Chiude a 85 punti, pareggiando il record conseguito con il Chievo. Quarta promozione per un tecnico che non teme nessuna missione, anche la più proibitiva
"ALLENATORE VERO, SCUOLA NOVELLINO"
Di Thomas Saccani
Stagione 2007/08. Il Chievo, appena retrocesso in Serie B, ha l'obbligo di tornare immediatamente nella massima serie. La missione viene affidata a Iachini, che non tradisce. I clivensi chiudono il campionato al primo posto, con ben 85 punti. Nella rosa 2007/08 dei gialloblu figurava anche Federico Giunti. Campione d'Italia con il Milan e di Turchia con il Besiktas, l'ex centrocampista ci ha parlato del suo rapporto con Iachini
Buongiorno Giunti
Torniamo alla stagione 2007/08, quella della promozione in A con il Chievo
"Annata fantastica, non era facile ma è andato tutto benissimo. Abbiamo conquistato il primo posto abbastanza facilmente, giocando anche un buon calcio".
Alla guida di quel Chievo c'era Iachini, che ricordo hai dell'allenatore?
"Guarda, nonostante abbia giocato pochissimo in quell'anno, anche perché ero a fine carriera, non posso che parlare bene di Iachini. Non ho dubbi nel dire che il vero artefice di quella promozione sia stato lui. Ha preso in mano una squadra demoralizzata da una retrocessione che nessuno ci aspettava e l'ha portata a vincere il campionato".
Ma che tipo era Iachini?
"Beh, tosto. Lui fa parte della scuola di Novellino. È uno che sa metterti pressione quando serve, ma anche portare tranquillità nei momenti in cui tutto va per il verso giusto. L'ho sempre considerato un grande allenatore, molto bravo nel preparare le partite. Un grande conoscitore di calcio
".
Non c'è da stupirsi, quindi, che stia facendo bene al Palermo
"Direi proprio di no. I risultati conseguiti in questi anni parlano da soli. Si merita una piazza importante come Palermo e, soprattutto, la Serie A. Come detto, lo considero un grande allenatore
".
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