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Vive la France - Dal Brexit alla birra. Non inglese

Vive la France - Dal Brexit alla birra. Non ingleseTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 26 giugno 2016, 06:452016
di Andrea Losapio
Reportage dai luoghi dell'Europeo, dall'inviato

Tocca partire dalla fine. Perché il treno Lens-Parigi è stato concepito proprio per evitare che troppi tifosi si trovassero nella città dei Sangue e Oro ad aspettare l'alba, magari per strada. Così essere sul convoglio che riporta verso la capitale della Francia ha un nonsoché di spettrale. Forse perché tutti i croati si aspettavano di vincere, anche facilmente, su un Portogallo che ballava alla grande con Islanda o Ungheria, chissà che rumba con gli scaccorossi. Qualche turbolenza solo nel secondo tempo supplementare, il palo di Perisic che chissà cosa avrebbe fatto Pagliuca, il contropiede e il gol, tutto casuale, di Quaresma. I croati si sentono depredati della vittoria e dell'euforia, tutti quanti dormono o comunque sperano di farlo a breve. A Bordeaux continuavano a cantare anche ben dopo le due di notte. Essere a casa è un problema, per loro, perché tutti avrebbero voluto un biglietto per questa partita. C'è chi li chiede ai bagarini e chi passa ai giornalisti, sperando di entrare chissà dove. Facendo un passo all'indietro, nell'attesa di una mix zone infinita (Kalinic non si ferma, Mandzukic manco ti guarda in faccia, via via tutti gli altri tranne Corluka), ci sono anche tre olandesi che tentano di entrare nella sala stampa con un pass MEDIA sotto la felpa. Che ci fanno qui? "Non è che abbiamo molto da fare, quest'estate". Risposta valida.

Invece chi ha molto da fare sono gli inglesi, anzi, avranno. Perché il Brexit è una mossa forse non voluta. Avete presente Scajola quando dicevano che gli compravano casa a sua insaputa? Ecco, forse quel livello è inarrivabile. Però il troppo populismo colpisce al cuore, come i ragazzi di Leicester che guardano la partita della Polonia. Hanno votato leave e ora la parola più in voga è "regrets". "Abbiamo votato leave. Perché non eravamo sicuri di sapere quello che significava votare così, ma volevamo protestare. Sapete, i politici, le televisioni... ci dicono un sacco di menzogne. Eravamo però certi che il rimanere sarebbe stato sul 60%, volevamo che si assottigliasse quella soglia per poter far capire ai nostri politici di cambiare qualcosa. Non era un problema di immigrazione, almeno per noi, perché ci sta bene e dà qualcosa alla nostra nazione. Ora siamo più poveri e non sappiamo bene cosa succederà, la Scozia se ne andrà e anche l'Irlanda del Nord potrebbe. La verità è che abbiamo sbagliato, sottovalutando il fenomeno, e ora lo rimpiangiamo".

E se questi sono gli inglesi, cosa potrebbero pensare i gallesi? Peraltro votando massicciamente il leave. "Ok, la moneta si stabilizzerà. Però il problema è che avremo altri effetti collaterali, non sappiamo cosa possa succedere. Nella nostra città, Llanelli, ci sono molti immigrati polacchi. Ci piacciono, lavorano duro, sono delle brave persone. E ora? Davvero, non lo sappiamo. Cameron ha messo il referendum nel suo programma elettorale. Grande politico, ma questa era una sua scelta, pensava di vincere facilmente. Invece chi abitava nelle campagne ha votato per il Brexit, per il leave, e ora ci sarà un grossissimo problema. La Scozia due anni fa voleva uscire dall'UK, è stata convinta perché saremmo rimasti in Europa. Ora ce n'è un altro e usciranno dal Regno Unito. Così come vorrebbe l'Irlanda del Nord".

Ecco, appunto, pure i verdi vorrebbero salutare la compagnia. E lo hanno fatto non cantando il solito Grigg's on fire, ma "Abbiamo votato per rimanere, abbiamo votato per rimanere, non siamo stupidi, abbiamo votato per rimanere". Insomma, il Brexit non piace proprio a nessuno, sembra un po' la classica frase che ci rivolgevano proprio gli albionici quando uscivamo dal paese. "Why Berlusconi?". Perché tutti hanno sentito questa frase, almeno una volta nel suo viaggio all'estero. E chi dice di no è in chiara malafede e ha votato Brexit, ma non lo dice.

Lens. Città molto vicina al Belgio, a due passi da Lille. Piccola, fin troppo, con prezzi abnormi per pernottare. Stadio carino, senza infamia e senza lode, a due passi dal centro città. In dieci minuti il treno ti riporta indietro, dopo averti scarrozzato per una città che, nella Fanzone, non ti fa entrare con la telecamera. Ma con il cellulare sì. Poi qualcuno dovrà spiegare cosa cambia, visti gli smartphone di ultimissima generazione. Non si può nemmeno scegliere la birra, solo Jupiler.

Ecco, c'è un motivo per cui non è possibile affidare alla saggezza popolare questioni da massimi sistemi, come un referendum sull'Europa. Perché se la birra più venduta del Belgio è la Jupiler, tra l'altro sponsor anche della prima divisione calcistica belga e della seconda olandese, con tutte le possibili referenze che si possono trovare, è evidente che la folla stecchi un po' troppo spesso. Au revoir Lens, non mi mancherai.

© foto di Andrea Losapio