Un popolo a metà: l'eterna sfida tra ragione e sentimento
Una levata di scudi che ha iscritto tutti al partito di Francesco Totti. Questo è il risultato delle 48 ore più difficili della vita in giallorosso del calciatore più rappresentativo della storia del club romanista, ambasciatore del giallo e del rosso nel mondo, l'unico in grado di scatenare sentimenti di passione sincera anche da parte di chi davvero non ne avrebbe nessun motivo, per professione, fede calcistica e quant'altro. Un'esplosione deflagrata nel momento paradossalmente più felice della stagione romanista, e probabile retaggio di dissapori mai sopiti con uno dei pochi tecnici con cui la passione romanista è riuscita ad identificarsi nel corso degli ultimi anni, certamente non felici.
Già, perché al di là del sentimentalismo e della riconoscenza obbligata nei confronti di un profeta dello sport più bello del mondo, occorre anche opportunamente segnalare quanto Spalletti abbia rischiato e soprattutto guadagnato in termini di credibilità nel corso di questa centrifuga di weekend. Il tecnico della Roma ha fatto coincidere nella sua persona tutti i ruoli e le decisioni di un'intera società, per definizione ostaggio del talento e dell'amore viscerale e corrisposto nei confronti della propria leggenda vivente.
Un fuoco che arde e che si autoalimenta, ed un popolo chiamato a comprendere da una parte le scelte di un professionista che sta rischiando la pubblica gogna per la convinzione delle proprie scelte, e dall'altra a non far mancare l'appoggio incondizionato ad uno che per quei colori ha sacrificato in tempi non sospetti la gloria imperitura ed i riconoscimenti personali che evidentemente gli sarebbero piovuti addosso se solo avesse scelto di esportare in altri lidi il suo smisurato talento.
Anche e soprattutto per questo, la grandinata di gol che ha permesso alla Roma di battere il Palermo può rappresentare lo snodo più importante della stagione romanista. La pressione palpabile tra la debacle di Dzeko ed il momento in cui il bosniaco si prendesse la sua personalissima rivincita, avrebbe potuto frantumare una credibilità che l'attuale guida tecnica della Roma sta faticosamente cercando di ricostruire nella maniera più adeguata. E se non tutti i mali vengono per nuocere, nell'attesa di rispellarci le mani per le ultime gemme che Totti saprà confezionare sul campo, proviamo almeno a considerare il caos di queste ultime ore come un male necessario. Una divisione netta che, se non altro, permetterà a chi di dovere di capire chi ha a cuore il bene della Roma, e quali sono gli aspetti sui quali sarà inevitabile intervenire per migliorarla.