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Allenatori, la rivoluzione silenziosa: il vento è realmente cambiato? Tra podio, sottovalutati e chi ha tutto da dimostrare: ecco il nuovo trend dei presidenti di Serie A

Allenatori, la rivoluzione silenziosa: il vento è realmente cambiato? Tra podio, sottovalutati e chi ha tutto da dimostrare: ecco il nuovo trend dei presidenti di Serie ATUTTO mercato WEB
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domenica 17 settembre 2017, 09:242017
di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Comunicazione presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012

Parto da una rapida riflessione, prima di arrivare al nocciolo della questione: se Conte o Simeone a maggio avessero accettato la mega-offerta dell'Inter, questa estate probabilmente solo due club di Serie A avrebbero cambiato allenatore per la stagione appena iniziata. I nerazzurri, appunto, che a conti fatto rappresentano la più grande delusione dell'ultima stagione. E la Fiorentina, che era ai ferri corti con il portoghese Paulo Sousa già da un anno e aveva la necessità riconosciuta da tutti di cambiare guida tecnica.
Potevano cambiare solo due allenatori, si sono avvicendati in quattro. Perché l'Inter ha dovuto virare sull'allenatore della Roma e i giallorossi, per forza di cose, sono stati costretti a salutare Luciano Spalletti. A quel punto il piccolo valzer s'è completato con Monchi che ha preso Di Francesco dal Sassuolo e i neroverdi che hanno pescato Bucchi dalla Serie B.
Quattro cambi su venti. Esattamente la metà rispetto alla stagione precedente quando ai nastri di partenza le venti squadre di Serie A si presentarono con otto volti nuovi in panchina.
I nostri presidenti, insomma, hanno probabilmente invertito il trend: basta cambiare tanto per cambiare. E' una moda passata, confermata anche da un altro dato: dopo tre giornate nella passata stagione erano saltati già due tecnici, adesso siamo ancora a zero. Qualcuno già rischia, certo. Ma intanto c'è da registrare che in Serie A le panchine non saltano più come quelle del 'miglior' Palermo di Zamparini.
Detto ciò, ecco una analisi per sottoinsiemi dei 20 tecnici di Serie A

IL PODIO - Due finali di Champions League negli ultimi tre anni, tre Scudetti, altrettante vittorie in Coppa Italia e non solo. Massimiliano Allegri è giustamente l'allenatore più pagato del nostro campionato: s'è guadagnato in un triennio la fiducia totale della dirigenza della Juventus tanto da entrare nel merito anche delle decisioni più scomode, tra cui l'allontanamento di Bonucci.
Alle sue spalle, i due allenatori che più di tutti gli altri in questo campionato proveranno a dargli fastidio nella corsa Scudetto. Da un lato Maurizio Sarri, un pragmatico esteta che permette al suo Napoli di esprimersi su livelli sublimi; dall'altro Luciano Spalletti, altro toscano doc che, dopo aver trascinato la Roma fino al secondo posto in condizioni ambientali avverse, ha ripristinato ordine e regole in casa Inter.

I SOTTOVALUTATI - Chiamato quasi per caso dopo esser stato piazzato sempre da Claudio Lotito alla Salernitana, Simone Inzaghi si sta rivelando uno straordinario allenatore. Ha una capacità quasi unica di saper disegnare la sua squadra sui punti deboli degli avversari e una rara capacità di lettura del match durante i 90 minuti.
Appartiene a questo sottoinsieme anche Gian Piero Gasperini. Perché non è in una big? Perché l'Inter decise di bruciarlo ancor prima di testarlo realmente. Ma l'allenatore di Grugliasco resta un tattico meraviglioso, capace di far esprimere con autorevolezza da big compagini di medio livello.
Poche spiegazioni, con tutto il rispetto per i clivensi e i suoi tifosi, anche sul fatto che nessuno ad alti livelli punti su un tecnico come Rolando Maran. Il Chievo ogni estate è posizionato nelle griglie di partenza tra le ultime tre, poi osservi l'organizzazione e la disciplina con cui scende in campo e ti spieghi il perché nella lotta salvezza non viene mai coinvolto.

LA MERITANO DAVVERO? - Tante dichiarazioni forti, tanto carisma, ma risultati finali che lasciano più di un punto di domanda. Il Torino questa estate ha costruito una squadra da Europa League, più forte di Fiorentina e Sampdoria. Ma Sinisa Mihajlovic è l'allenatore giusto per guidare i granata tra le prime sette posizioni? Rimandato nella passata stagione, adesso dovrà dimostrarsi all'altezza del compito.
Ancor più difficile e affascinante la sfida che attende la nuova guida della Roma Eusebio Di Francesco, alla sua prima esperienza in una big dopo la lunga parentesi al Sassuolo. L'inizio non è stato dei migliori e la Capitale non ti concede gli stessi tempi della tranquilla Emilia: sarà all'altezza del compito?

ADESSO I RISULTATI - Ha rappresentato il trait d'union tra la vecchia e la nuova proprietà, ma adesso Vincenzo Montella non potrà più cavarsela con un sesto posto come quello della passata stagione. La società gli ha chiesto di entrare almeno tra le prime quattro e dopo i tanti milioni di euro spesi in estate non ci sono più attenuanti.
Sempre difesi dalle proprietà, ma in dovere di dimostrare qualcosa in più rispetto al recente passato anche alti due tecnici di Serie A: Luigi Delneri e Roberto Donadoni.

CHI PUO' APRIRE UN CICLO - Spesso criticato nel passato campionato per il gioco quasi mai brillante e i tanti gol subiti, Massimo Rastelli ha avuto il merito di portare un Cagliari neopromosso a ridosso della parte sinistra della classifica. Con lui i rossoblù possono portare avanti un ciclo che è iniziato dalla cadetteria e che, se i risultati continuano ad essere questi, può durare ancora a lungo.
A Firenze c'è grande fiducia nei confronti di Stefano Pioli. Reduce dalla tribolata avventura all'Inter, il tecnico emiliano è sbarcato nella piazza giusta al momento giusto, in una Firenze calcistica che riparte dal basso per ricostruire qualcosa di importante in due-tre anni. Può durare a lungo anche il sodalizio Sassuolo-Cristian Bucchi: in Emilia ci sono le risorse e la pazienza necessaria per portare avanti senza troppe pressioni l'intrigante lavoro del tecnico romano.

IN RAMPA DI LANCIO - Prima l'Empoli, poi la Sampdoria. Marco Giampaolo dopo diverse annate sfortunate o fallimentari ha inanellato due campionati straordinari che la scorsa estate hanno richiamato l'attenzione di qualche big. Il tecnico di Bellinzona in assenza di offerte concrete ha però deciso di rinforzare il rapporto con la Sampdoria con il rinnovo, consapevole che un'altra stagione sopra le righe sarà il preludio al terzo salto di qualità in quattro anni.
Autore nella Serie A 2016/17 di una delle più appassionanti rimonte alla guida del Crotone, Davide Nicola quest'anno dovrà ripetere un miracolo che, se possibile, sarà ancora più complesso. A prescindere dalla valenza tecnica dei suoi giocatori, piace l'organizzazione con cui i pitagorici scendono in campo grazie all'allenatore classe '73. Un discorso replicabile anche per Leonardo Semplici: a San Siro contro l'Inter la sua SPAL ha dimostrato che dal punto di vista del gioco è due-tre-quattro passi avanti rispetto alle altre neopromosse.

CHI RISCHIA - Carrellata da chiudere con chi già dipende dai prossimi risultati. In cima alla lista c'è Fabio Pecchia, tecnico che non ha convinto nemmeno nella stagione che è valsa la promozione in Serie A e sembra incapace di dare un gioco al suo Hellas Verona.
Poi c'è il Benevento, l'unica compagine ancora a zero punti. La squadra di Marco Baroni è tutta in costruzione, si sono visti dei piccoli passi in avanti, ma servono anche i primi risultati per evitare il ribaltone.
Curiosa infine la situazione in cui si trova Ivan Juric: esonerato un anno fa, poi richiamato e adesso di nuovo in discussione. Situazione non sorprendente se il tuo presidente Preziosi, uno degli ultimi patron (in uscita) convinto che cambiare tecnico sia sempre e comunque la soluzione giusta nei momenti di difficoltà. Per fortuna, il vento sta cambiando.