Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloternanaturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Giana Ermino-Viotti, un lungo addio in cui non si sa chi ha perso di più

Giana Ermino-Viotti, un lungo addio in cui non si sa chi ha perso di piùTUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana
giovedì 31 agosto 2017, 09:152017
di Tommaso Maschio

“E tutto va come deve andare, o perlomeno così dicono”: recitava così, Max Pezzali, in una sua famosa canzone. Ma davvero, nella realtà è sempre così? Forse no, e l'addio – risoluzione consensuale – tra Sergio Viotti e la Giana Erminio ne è la prova. Così non doveva e non poteva andare, ma la realtà segue altre logiche.

Viene da chiederci chi adesso ci ha rimesso di più tra le due parti, anche se forse questo addio rappresenta una sconfitta per entrambe le parti: il club lombardo, salvo colpi in extremis, affida la sua porta a un giovane ancora inesperto per la categoria, il portiere rischia di rimanere svincolato, anche se non gli sarà difficile, magari anche dopo il 31 agosto trovare squadra. Ma per il momento fiato sospeso. Anche se forse vedersi sempre ai margini è stato troppo anche per quel ragazzone dalle spalle larghe che qualche colpo lo ha incassato: mai una convocazione, allenamenti a parte prima delle amichevoli, e poi la tribuna per osservare i compagni. E infine l'ultimo sgarbo, una maglia vuota dietro, senza il numero: non è certo una cifra a fare il calciatore, ma sulle spalle quel numero, quelle due cifre, quel 22 della passata stagione, prendeva vita, da un senso al tutto.

Perchè un portiere è già qualcosa di diverso dagli altri giocatori, sempre solo: è solo quando osserva il campo dalla sua visuale, solo quando deve esultare lontano dagli altri compagni, solo quando vede la palla oltrepassarlo e insaccarsi a rete, solo quando si vede vestito in modo diverso dagli altri. Quasi giocasse con regole diverse. E forse Viotti è stato lasciato troppo solo. Il preludio di un addio annunciato dal quel luglio che ormai sembra lontano, scontato. Con l'incognita di chi, adesso, ci ha rimesso di più.