Remember the name: Rooney, i 200 gol e la profezia del commentatore
"Remember the name, Wayne Rooney" sono le parole pronunciate da Clive Tyldesley il 19 ottobre 2002, durante la telecronaca della partita Everton-Arsenal. Parole profetiche del commentatore, pronunciate a seguito dell'incredibile rete realizzata da un ragazzino di soli 16 anni che in un colpo solo diventava il più giovane marcatore della Premier League e interrompeva dopo 30 partite l'imbattibilità dei Gunners. Quel pomeriggio l'Inghilterra e non solo aveva scoperto lo Wonder Boy. Un gol speciale non solo per i record battuti in un batter d'occhio, ma per la bellezza della rete realizzata che sintetizzava in un colpo solo le sue caratteristiche: coraggio, tecnica, potenza. Un pallone arpionato al limite dell'area spalle alla porta, prima di girarsi e scagliare un destro da fuori area a battere il portiere della Nazionale David Seaman.
Un giocatore all'epoca già completo e le parole di Arsène Wenger pronunciate all'epoca fanno effetto: "È il miglior Under 20 inglese che abbia mai visto, è abile e naturale nelle cose che fa".
Aveva ragione, il commentatore. Ci saremmo ricordati di lui e ce ne ricordiamo a maggior ragione oggi, a 15 anni di distanza, con 199 reti in più in campionato. L'ultima, realizzata ieri sera a Manchester, l'ha portato ad essere il secondo giocatore ad aver segnato almeno 200 reti in Premier, dopo Alan Shearer. In barba a chi lo considerava finito per il grande calcio. Scaricato dal Manchester United, messo in discussione dalla nazionale inglese. Tutto questo nonostante con entrambe le maglie ne sia diventato il miglior marcatore di tutti i tempi.
Tornato all'ovile Rooney ha chiarito subito che non sarebbe venuto solo per svernare, anzi. Gol all'esordio contro lo Stoke, gol contro il Manchester City. Il 200esimo nel massimo campionato inglese. E non finisce qui.