Milan, l'estate secondo Fassone e Mirabelli. Nessuna nostalgia di Pollack
C’erano una volta i giorni del condor. Non quelli del celebre film di Sidney Pollack, ma piuttosto quelli cui ci aveva abituato Adriano Galliani nel corso della sua esperienza come assoluto Deus ex Machina delle fortune, o più recentemente delle sventure, del mercato milanista. Una consuetudine diventata paradigmatica nelle varie sessioni di trasferimenti, fossilizzata al punto tale da restare sorpresi e sbigottiti per l’assoluto cambio di rotta imposto dalla nuova gestione del club di via Aldo Rossi. Fassone e Mirabelli hanno preferito fare tutto, bene e subito. Merito di una possibilità economica inusitata rispetto al recente passato, ma anche di una programmazione capillare per cui la premiata coppia era già al lavoro da diversi mesi prima che il cosino diventasse realtà.
Certo, non tutti gli obiettivi si sono realizzati, ma al saldo vanno aggiunte quelle possibilità impronosticabili che i due sono stati eccezionalmente attivi nel raccogliere e tramutare in splendide e fino a qualche tempo fa inconcepibili realtà, Bonucci su tutti. Un cambio di strategia ripagato, in queste prime battute della nuova stagione, anche sul campo. La pazienza richiesta nelle ultime zoppicanti stagioni della gestione precedente, hanno lasciato spazio allo scintillante avvio scandito dalle prodezze dei nuovi e dalla voglia di emergere di una nuova generazione che, ironia della sorte, proprio la vecchia gestione aveva sempre indicato come la solida base del Milan del futuro. Dalle semplici parole, ai fatti. Questo è quello che conta, e Fassone e Mirabelli hanno dimostrato di sapere come si fa. Anche senza i giorni del condor, ma con tanta programmazione in più.