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Niang, un talento inespresso rimasto fermo al palo del Camp Nou

Niang, un talento inespresso rimasto fermo al palo del Camp Nou TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 31 agosto 2017, 07:452017
di Michele Pavese

Cosa sarebbe successo se M'Baye Niang avesse segnato contro il Barcellona, invece di colpire un clamoroso palo in quel fatidico 12 marzo 2013? A questa domanda nessuno potrà rispondere. Forse, un epilogo diverso avrebbe potuto modificare radicalmente la linea temporale, fino a regalargli una carriera da stella di prima grandezza.
Al di là delle elucubrazioni figlie della passione per Ritorno al Futuro, è chiaro che siamo di fronte al classico caso di promessa non mantenuta. Quando arrivò al Milan, nel 2012, Niang era un giovane - ancora minorenne - di belle speranze, uno dei prospetti migliori della sua generazione: forte fisicamente, veloce, abile nell'uno contro uno. Nella prima stagione con la maglia del Diavolo non destò una cattiva impressione, anche se i suoi numeri in fase realizzativa furono impietosi: 1 rete in 24 presenze, in Coppa Italia.

Nel gennaio 2014 arriva il primo prestito, al Montpellier: 4 reti in 19 partite, che non gli valsero la fiducia di Pippo Inzaghi nel campionato successivo. Altro giro, altra cessione, al Genoa, dove Niang viene rimesso completamente a nuovo dalla cura Gasperini e torna a Milanello con grandi aspettative da parte di tutti. L'inizio della stagione 2015-16, con Mihajlovic in panchina, è incoraggiante, ma a febbraio un incidente automobilistico lo mette fuori dai giochi, proprio quando sembrava fosse vicino alla piena maturazione e consacrazione. È un'altra svolta negativa: Vincenzo Montella gli concede diverse possibilità, lui le sfrutta male (fatale soprattutto il rigore fallito contro la Roma); arriva così l'ennesimo saluto al Milan, stavolta per trasferirsi al Watford, ma anche in Premier League Niang non riesce a trovare la giusta continuità di rendimento. Adesso i bonus sono davvero finiti, e il club rossonero sta cercando di vendere l'ormai ex enfant prodige al miglior offerente. Magari al Torino, guidato da quel Sinisa Mihajlovic che è stato l'allenatore più importante nella sua breve carriera.