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Paganese, Favo: "Club appassionato. Ora ci serve subito un difensore"

Paganese, Favo: "Club appassionato. Ora ci serve subito un difensore"TUTTO mercato WEB
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com
mercoledì 30 agosto 2017, 17:582017
di Stefano Sica

Presentazione nella tarda mattinata per Massimiliano Favo, nuovo tecnico della Paganese subentrato a Salvatore Matrecano. Tanti i temi affrontati dal trainer napoletano, dal modulo al mercato (si sta ancora cercando un centrale difensivo). "La Paganese è una società radicata nella categoria da tanti anni e fa dell'organizzazione il proprio fiore all'occhiello - il suo esordio -. Oggi in C in tanti fanno fatica a sostenere una società di calcio. Mi ha colpito la voglia e l'attaccamento di questa dirigenza ai colori azzurrostellati. Sono prima dei tifosi e poi dei dirigenti. Ma ho trovato anche delle competenze che è raro vedere nei club. Mi sono fatto una idea della rosa ma non può essere definitiva. La priorità adesso è quella di uniformare la condizione atletica di tutti perché ora non è omogenea. La squadra dovrà interpretare la mia idea di calcio, tuttavia non è facile e ci vorrà tempo. Mi è mancato il ritiro, che per me è un momento importante per conoscere i giocatori caratterialmente e dal punto di vista tecnico. Il modulo lo valuterò in base alle caratteristiche degli atleti: si ripartirà dall'idea iniziale, ma bisognerà vedere man mano se sarà necessario scegliere un vestito più adatto all'organico. Ora ci serve un centrale di difesa per dare personalità e sostanza alla squadra. Carini è arrivato da poco e deve crescere e possiamo contare anche su alcuni giovani, ma adesso è importante affidarci ad un giocatore esperto. La società si sta muovendo su tanti fronti ed è molto attenta. A me piace giocare al calcio ed essere propositivo, ma senza quella presunzione che poi diventa dannosa. Tutto questo lo vedremo in base al materiale a disposizione. Ecco perché, al di là del fatto di lavorare su alcuni moduli, dovrò sfruttare soprattutto le caratteristiche dei giocatori che ho. Se, per esempio, a centrocampo non ho giocatori di passo, mi servirà un equilibrio particolare che consenta loro di esprimersi.

Se gioco a due a centrocampo, e Bensaja e Carcione possono farlo, è importante che l'esterno offensivo mi garantisca equilibrio dalla parte dove sono più debole. Io sono maniacale ma, per fortuna, questa è una società che lascia il tempo di lavorare. Certamente un allenatore non può essere un somaro dopo la prima partita persa, quindi ripeto che ci vorrà tempo anche se in Italia si vuole tutto e subito. Ovviamente mi auguro che questo processo di crescita sia veloce. Se poi hai dei giocatori con cui hai lavorato, diventa tutto più semplice. Nel frattempo i ragazzi mi hanno dato un bel segnale mostrandosi subito predisposti al lavoro e all'ascolto. Ho allenato in piazze importanti subendo degli esoneri "particolari", dove magari c'era altro. Tuttavia sono uomo di campo, magari non "facile" perché per me le cose vanno fatte con scrupolo. Allenare è trasmettere, quello è il godimento più grande per me. Pagani è una scommessa e le scommesse mi piacciono. Se uno guarda il mio curriculum, ho sempre allenato. E, tra l'altro, a Giuliavova mi sono dimesso dopo tre mesi per differenze di vedute con l'allora consulente di mercato. Con chi mi fa lavorare, entro in sintonia. E qui ci sono i presupposti. Il contratto annuale? Non mi piacciono i legami lunghi. I contratti pluriennali sono fatti per essere stracciati. E' il campo ad essere importante: se non fai bene, vai via e comunque non hai mercato, a prescindere dal contratto".