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Grun: "Belgio mai così forte. Nainggolan fuori? Inspiegabile"

ESCLUSIVA TMW - Grun: "Belgio mai così forte. Nainggolan fuori? Inspiegabile"
lunedì 18 giugno 2018, 11:002018
di Gaetano Mocciaro

Atteso alla prova di maturità in questo Mondiale è il Belgio, mai così forte come in questa edizione. I Diavoli Rossi, dopo il periodo nero degli anni 2000 hanno trovato in questa decade una generazione di campioni come mai era successo. E le speranze di fare meglio di Messico '86, quando la squadra si classificò quarta (miglior posizione di sempre), sono fondate. Fra i protagonisti di quell'edizione c'era Georges Grun, ex difensore che ha giocato anche nell'edizione di quattro anni dopo in Italia, salvo poi rimanere nel nostro Paese, giocando per Parma e Reggiana.

Georges Grun, mai come quest'anno ci sono tante speranze riposte nel Belgio
"Ci speriamo tutti, perché dal punto di vista tecnico mai si è vista una squadra così forte, almeno a livello individuale. Speriamo che questo porti ad avere anche un collettivo forte. Ormai tutti i nostri giocatori militano nelle squadre top d'Europa e questo porta il popolo belga a riporre grandi speranze in questo gruppo".

Ci si aspettava un grande Belgio già due anni fa. Pensa che la lezione sia stata imparata?
"Penso di sì. Ora questa squadra ha due anni di esperienza in più e ha potuto prepararsi a dovere per il torneo. Ciò che manca in questa squadra è la grinta nei momenti difficili. La nostra squadra del 1986 non aveva lo stesso spessore tecnico ma ci mettevamo il cuore, la grinta per superare l'ostacolo. Andavamo oltre le nostre possibilità. Ed è una cosa che non vedo in questa squadra, con giocatori che sono talmente forti e sicuri di sé che quando c'è un momento di difficoltà non pensano nemmeno di dare quel 10% in più".

Sotto questo aspetto non poteva far comodo uno come Nainggolan?
"Sì e infatti l'80% dei belgi non ha capito la scelta di Martinez di escluderlo. Un giocatore come Nainggolan poteva fare comodo, magari non giocava titolare ma in certe partite uno con la sua grinta sarebbe servito. Speriamo di non avere rimpianti".

È stato giusto puntare su un tecnico straniero come Martinez?
"Sì, serviva una figura neutrale. Perché in Belgio c'è la parte fiamminga e quella vallona e serviva una persona al di sopra delle parti. Certo, gli si può criticare il fatto che in due anni non abbia imparato né il francese né il fiammingo. Però si esprime in inglese e tutti lo capiscono. E poi è un buon allenatore e ha una visione moderna del calcio".

Dove può arrivare questo Belgio?
"Sicuramente i quarti di finale. Poi, secondo logica, ci dovrebbe capitare Germania o Brasile, entrambe sulla carta superiori. Quindi dico che i quarti di finale devono essere l'obiettivo minimo, poi si vedrà. Per il resto per andare avanti ad un Mondiale serve anche fortuna, il talento da solo non basta".

Un pensiero infine sul Parma, sua squadra del cuore, di nuovo in Serie A dopo anni a dir poco travagliati
"Mi era molto dispiaciuto di vedere il Parma finire così così come è un grande piacere rivederlo in Serie A dopo 4 anni. Lo merita la città, i tifosi. Personalmente sono rimasto ancora molto legato a Parma, tanto da tornarci ogni anno per rivedere gli amici. Ho speso la gran parte della mia carriera all'Anderlecht ma non ho mai trovato tante amicizie come a Parma. Mi sento spesso ad esempio con Thomas Brolin, col quale condividiamo spesso i ricordi".

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