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Inter, cinque minuti di inattesa felicità

Inter, cinque minuti di inattesa felicitàTUTTO mercato WEB
© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWS
lunedì 19 marzo 2018, 08:302018
di Alessandro Rimi

Sampdoria-Inter è durata eccezionalmente cinquanta minuti. Più o meno. Spalletti fa copia incolla della formazione che aveva fermato (ancora) il Napoli. Lo aveva detto: «Secondo me nelle ultime due gare sono cambiate molte cose». In effetti dall'ingresso in campo si nota già un certo clima disteso. Come pure le facce interiste, decorate da sorrisi e sguardi alquanto insoliti. Pronti via e l’Inter è subito pericolosa: traversone di Cancelo (cresciuto in maniera esponenziale) sul quale Icardi non arriva per un’unghia. Poco dopo replay con cross di Candreva ma niente, Maurito storpia il pallone. Diciamo che il terreno di gioco non aiuta tantissimo, anzi mina la fluidità del gioco.

Comunque si capisce subito che l’Inter non ha paura di macinare chilometri e palloni. Non ha paura di sbagliare. Dettaglio importante, anche di più. Perché se il timore del fallimento non esiste, la percentuale di errore cala vistosamente. Causa-effetto. I nerazzurri pressano che è una bellezza, si muovono armoniosamente in campo e, fattore determinante, costruiscono quasi sempre in verticale mirando esclusivamente alla porta blucerchiata. Così c’è anche il tempo per accrescere il numero di legni centrati in stagione, ovverosia 17. L’incrocio scheggiato da Cancelo direttamente da corner fa anche pensar male. Vuoi vedere che sarà la classica gara del “provi di tutto ma tanto alla fine la perdi pure?”. E invece no. Il team di Lucio è indemoniato, comincia e prenderci gusto e a capire che il suo avversario non regge: è nervoso, ferito, gira poco e soprattutto male. Quindi, nella fase centrale del primo tempo, parte la festa forse più bella della stagione. Dopo due occasioni sprecate prima da Perisic (su incertezza di Rafinha), poi da D’Ambrosio, prende corpo la modalità #senzatregua spallettiana. Ivan torna terribile con una splendida incornata, Icardi fa cento in A dagli undici metri (è il sesto giocatore più giovane della storia a riuscirci) e spegne le candeline con un tacco geniale da distanza ravvicinata. Cinque minuti di inattesa felicità.

Il mister però sulla gara d'andata non ci dorme la notte. Alla minima disattenzione si strappa la giacca di dosso e se solo potesse la farebbe a brandelli con i denti. A naso la squadra deve averlo capito perché si rimette in campo come se lo spettacolo avesse appena preso il via. Finalmente si rivedono i concetti di unità e coralità. Tutti sanno cosa fare e, complice una Doria non proprio emozionante, anche una certa libertà nel farlo. La cattiveria nerazzurra è lampante, quasi disarmante viste le prestazioni di qualche settimana fa. E c’è molto altro: fame, gioco, cross precisi, cuore, voglia, penetrazioni costanti e pure qualche leggerezza (vedi il palo di testa di Duvan Zapata).

Il resto dello show lo porta avanti il capitano con il primo poker in maglia nerazzurra. Insieme alla Fiorentina, ultima squadra contro la quale aveva lasciato il segno, la Samp diventa l’avversaria a cui Maurito ha rifilato più reti in carriera (10). Con la maglia dell’Inter non ne aveva mai segnati quattro, ma in Serie A c’era già riuscito quando indossava la casacca blucerchiata (Sampdoria 6-0 Pescara, 27 gennaio 2013). Quella volta ci mise circa 29 minuti, ieri a Marassi ne ha impiegati appena 21. Spaventoso. Il falco ora è a quota 22 centri in campionato e salta all’occhio che solo in dodici delle ventiquattro presenze è riuscito a timbrare il cartellino. Insomma: quando (e se) la squadra chiama, lui risponde con gli interessi. Altrimenti potrebbe anche non toccare palla.

Non una grandissima notizia la sosta Nazionale. Ora che l’Inter stava ingranando davvero, si è costretti nuovamente e forzatamente a rallentare. A fine mese a San Siro arriverà un Verona fresco del 5-0 subito dai gemelli bergamaschi. Casualità? Sarà, ma di sicuro di qui al termine della stagione, l’eccesso di serenità andrà assolutamente bandito senza remore. La Juve vale la Sampdoria. La Sampdoria varrà l’Hellas. Ragionare da Inter è la chiave. Esaltare (o denigrare) il singolo può scatenare per contro un virus inarrestabile. Il ricordo del post Inter-Chievo, risultato identico a parte, è fin troppo vivo. Ma dagli errori si impara. Si spera.