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Juve: dalla vittoria ai cambiamenti (Allegri…). Inter: il futuro di Rafinha non passa dall’”obbligo di riscatto”. Milan: una finale che fa male ai detrattori. Napoli: quel che manca a De Laurentiis

Juve: dalla vittoria ai cambiamenti (Allegri…). Inter: il futuro di Rafinha non passa dall’”obbligo di riscatto”. Milan: una finale che fa male ai detrattori. Napoli: quel che manca a De LaurentiisTUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 8 maggio 2018, 06:452018
di Fabrizio Biasin

Ieri è stato un giorno importante perché ha parlato il presidente Mattarella. Il presidente Mattarella ha fatto il culo a tutti e ha spiegato che o si fa un governo neutrale, “di garanzia”, oppure si va “al voto subito”, “in piena estate” anche se “si è sempre evitato di farlo”. Il discorso di Mattarella non c’entra nulla con l’editoriale, ma è importante perché ci dice due cose: 1) Mattarella tiene alle sue e alle nostre ferie più della sua stessa presidenza (grande Sergione). 2) Il discorso del Presidente Mattarella era di incredibile importanza per le sorti del nostro Paese al punto che tutti noi abbiamo pensato “questa volta nulla e nessuno ci distrarrà dal parlare d’altro che non siano le sorti di questa povera Italia”. E invece no. Quando tutto sembrava andare sulla via della serietà, la D’Urso ha buttato sul piatto L’UOMO-KEN BIS.

Signori, è tutto incredibile. Due settimane fa parlavamo dell’Uomo-Ken, un tizio che ha fatto di tutto per somigliare al bambolotto Ken. Ebbene, ieri la D’Urso ha deciso di infilare nella casa un altro Uomo-Ken venuto da Salcazzo (noto Paese) per vedere l’effetto che fa: un po’ come quando getti nell’acquario il pesce rosso vinto al Luna Park e ti gusti la mattanza.

Ora, mi domando: perché l’Onu, l’Unesco, la Nato e persino la Fao non intervengono? Perché non dicono “ma che cazzo state facendo in Italia?”. Io mi auguro che siano distratti da cose molto importanti, viceversa verrebbe da dirgli: “Cosa state aspettando? L’arrivo dell’Uomo-Lupo? L’auto-candidatura delle Tartarughe Ninja? Batman e Robin insieme nella Casa a coprire la quota “fru-fru in maschera?”. Ma a voi tutto ciò sembra normale? No, non lo è, ma in fondo siamo nell’era del “vale tutto”.

Fateci caso: c’è chi sta trattando il Napoli come una squadra che “ha fallito”, che non ha vinto e quindi “Sarri cacca”. Del resto se il primo a pungolarlo è il suo presidente, ai “nemici” basta accodarsi. Dicono “doveva far girare i giocatori della rosa”, come se la girandola fosse davvero il problema di una squadra che, ad oggi, ha messo insieme 85 punti. Robe da matti. Sarri andrà via? Sì, perché vuole guadagnare di più (non lo ha mai nascosto), perché difficilmente riuscirebbe a ricreare la magia che gli ha permesso di arrivare a un passo dal Paradiso, perché trattare con De Laurentiis è fantastico fino a quando le cose vanno bene, ma diventa complicato quando si palesano i problemi. Già, De Laurentiis: Napoli e “il Napoli” devono ringraziare questo signore, sempre e per sempre, ma il problema è che a questo signore non verrà mai in mente di ringraziare loro. E questa è la più grande zavorra di siffatto gioiello di squadra, rallentato nel definitivo salto di qualità dalla vanità del suo stesso padrone.

E in casa Inter? L’esplosione di Rafinha è diventata pretesto non per dire “che bello vedere Rafinha con la maglia nerazzurra!”, ma “questi stronzi devono riscattarlo subito!”. Gli stessi a gennaio dicevano “Rafinha è rotto, meglio Pastore!” e, insomma, si tratta degli eterni incazzati, perennemente concentrati sul mercato e non sulla vera priorità della squadra: conquistare un posto in Champions, per dire.

Complice il pareggio dell’Atalanta con la Lazio, l’Inter è tornata a dipendere da se stessa. La differenza tra “dipendi dagli altri” e “dipende da te” è in effetti simile a quella che c’è tra Malgioglio e Belen. L’Inter era Malgioglio, ora è Belen. I nerazzurri sono in corsa per il loro obiettivo stagionale, devono “solo” vincere le prossime partite contro Sassuolo e, appunto, Lazio. Facile no?

Se state pensando “non ce la faremo mai”, o “anche se ce la facciamo tanto andranno tutti via” non temete, siete il prototipo del tifoso interista pessimista e incazzato. Anche a voi si chiede un minimo di collaborazione: nei prossimi 15 giorni fatevi una iper-dose di camomilla.

Quanto a Rafinha e Cancelo il discorso è chiaro: l’Inter ha l’obbligo di raccattare circa 40 milioni di plusvalenze da qui al 30 giugno 2018 per levarsi dalla morsa dell’Uefa. Siffatta rottura di balle complica le cose, ma questo non significa che i nerazzurri non stiano cercando una formula per trattenere i due. Una possibilità passa non dal tentativo di prolungare il prestito trasformando il “diritto di riscatto” in “obbligo” (per l’Uefa “obbligo di riscatto” e “acquisto” sono la stessa cosa), ma dalla possibilità di ridiscutere gli accordi a campionato terminato. Il tutto, però, non può prescindere dalla qualificazione alla prossima Champions League. Se state pensando “malefico Zhang, caccia ’sti milioni!” vi siete fatti fregare dal sempre più pericoloso “populismo pallonaro”: ribellatevi finché potete.

Quindi il Milan, ovvero la squadra che “ha speso tanto”, “non ne azzecca una”, “fallirà”, “è tutto uno schifo” ma zitta-zitta domani gioca per: 1) conquistare un trofeo. 2) Qualificarsi all’Europa League e 3) in ogni caso sarà in campo per la prossima Supercoppa Italiana. Poteva andare meglio? Certo che sì. Poteva andare peggio? Idem. Inutile fare previsioni su “quel che accadrà”, giusto riconoscere a Gattuso i meriti di chi ha saputo prendere per i capelli l’armata Brancaleaone di novembre per trasformarla in una “squadra”, ancora imperfetta, certo, ma non più espressione del caso (in campo e sul mercato).

Infine la Juve, che vincerà per la settima volta di fila lo scudetto ed è ancora regina di un campionato che a un certo punto sembrava aver perso. I bianconeri la prossima stagione saranno ancora i favoriti, ma hanno necessità di cambiare: lo sa la società, lo sa lo stesso Allegri. Il tecnico andrà via non perché in disaccordo con il suo club, semmai per il motivo opposto: è difficile sciogliere un sodalizio "così vincente", ma la grandezza dei gruppi che funzionano è capire quando è il momento giusto per dirsi addio.

Le polemiche relative al “La Juve viene aiutata – No, siete voi che siete scarsi” e quella sul “prodotto serie A in clamorosa difficoltà” le limito a due tweet.

1)

Quanti sport esistono nel mondo? Tanti.

Quante nazioni esistono nel mondo? Tante.

In quante nazioni del mondo uno sport viene messo in discussione dal punto di vista arbitrale come il calcio in Italia?

Da qualunque punto di vista lo si voglia vedere: Houston, abbiamo un problema.

2)

Serie A, 2 turni dalla fine:

- In 5 lottano per salvarsi.

- In 3 per l'Europa League.

- In 3 per la Champions.

- 2 attaccanti si giocano il titolo di capocannoniere con numeri eccellenti.

Eppure la serie A è l’unico torneo d'Europa che perde valore: dove sono i governanti?

Fine. Nell’ambito del “vale tutto” la chiusura è dedicata a una personale disavventura di quelle che te le fanno girare a elica. A settimana prossima. (Twitter: @FBiasin).

Ci tenevo a raccontarvi la storia delle tre multe. Inizia lunedì 30 aprile. Sono le 9 a casa Biasin. Suona il citofono. È il postino. Mi dice: «Raccomandate!», gli dico «di che tipo?», risponde «del tipo che sono due multe». Ringrazio e scendo. Mi dice «ué interista, periodaccio eh? Prima la mazzulata di sabato, oggi le multe». Non sorrido. Mi dice: «La facevo più simpatico». Gli rispondo: «La tv ingrassa e falsifica. Arrivederci». Apro le buste. Doppia multa. «Circolava nella zona a traffico limitato».

La prima è del 20 dicembre alle ore 1.33. Euro 70,70. La seconda è del 20 dicembre alle ore 1.34. Euro 70,70. Dico alcune parolacce rare. Vado al comando dei vigili più vicino. Dico: «Buondì». L’incaricato allo sportello risponde: «Ué interista, andata male sabato eh?». Dico: «Ho due multe, vorrei capire». Apre le buste. Le analizza. Chiama un collega. Mi dicono: «Può fare reclamo. Anzi no guardi, sono passati i 90 giorni, vada in via Friuli che gliele annullano».

Dico: «Davvero? Starò via fino a venerdì, non vorrei scadessero i 5 giorni per pagare in misura ridotta». Rispondono: «Se le dico che gliele annullano, gliele annullano no? Ma che cambi ha fatto Spalletti? Ma si può?». Uno da lontano urla qualcosa come «Orsatoooo» e ci aggiunge delle parolacce. Mi allontano.

Venerdì. Mi alzo. Piove. Vado in via Friuli. Chiedo all’ingresso: «Mi scusi, devo contestare delle multe». Mi risponde, con chiaro accento napoletano: «Salga le scale, in fondo a destra. Ma perché Santon?».

È affranto. Gli rispondo «Io non lo so. Davvero». Allo sportello spiego la situazione. La tizia mi dice: «Compili il foglio per il reclamo ma…».

E io: «Ma cosa?». Mi guarda come si guardano i padroni dei cani quando i cani stanno molto male: «Eh, temo ci sia poco da fare…». E io: «Ma come…». Non faccio in tempo a dire «Ma come» che arriva un impiegato. Sorridente. Simpaticissimo. «Ué interista!! Vai allo sportello 17 che c’è la collega e le spieghi la faccenda». Vado. La collega allo sportello 17 è molto gentile. Anche il sovraintendente è gentile. Ma entrambi sono inflessibili. Loro: «… le deve pagare». Io: «Ma i termini sono scad…». Loro: «…Non sono scaduti, c’è scritto qui». Mi spiegano che il vecchio proprietario della mia merdosa macchina deve avere ricevuto le multe al posto mio, ha fatto reclamo e, infine, le stesse sono giustamente giunte al sottoscritto. E vabbè. Dico: «Ok, ne pago una però, mica due». Loro: «No, tutte e due». Io: «Ma, scusi, perché? Sono entrato e uscito da una zona a traffico limitato». Loro: «E quindi è passato due volte sotto le telecamere…». Dico: «Ma, scusate, che cazzo significa? Ma che logica c’è in tutto questo?». Loro: «Non c’è logica, ma è così: o paga o fa ricorso al giudice di pace o al prefetto. Se invece vuole pagare può farlo in contanti, col bancomat, online…».

E il collega: «Pensi che il sindaco è pure interista ahahahahaha!». Sono incazzato come un lupo maremmano. Vado alla cassa: «Ma i vostri colleghi lunedì mi hanno detto che…». E l’agente: «I colleghi purtroppo molto spesso sbagliano». A sfregio butto lì anche la terza multa: «L’ho presa stamattina, facciamo tutto un conto». Calcola. Fanno 170,10 euro. Pago. Dico al sovraintendente: «Ma dov’è il buonsenso in questo Paese? Se capita a un disoccupato di passare per sbaglio due volte sotto le telecamere cosa fa? Si vende gli ori battesimali?». Mi dice: «Purtroppo capita, fanno i debiti per pagarle».

Esco. Piove. Incrocio quello all’ingresso. Lo guardo. Mi guarda. Mi dice: «Ti hanno fatto pagare eh? Pensavi di levarle eh?». Io: «Sì, ero sicuro». E lui: «Eh, pensa che io volevo vincere lo scudetto…».