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Roma, Gerson: "All'inizio non ero pronto, per colpa mia. Ho tanti sogni"

Roma, Gerson: "All'inizio non ero pronto, per colpa mia. Ho tanti sogni"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 30 marzo 2018, 14:152018
di Simone Lorini

Il centrocampista della Roma Gerson ha parlato oggi al sito ultimouomo.com, rivelando i propri obiettivi e raccontato le difficoltà avute dopo il suo arrivo in Europa: "È stato tutto davvero fulmineo, ma è stata anche la realizzazione di un sogno. Quando si è nel settore giovanile in Brasile si parla tra ragazzi e il sogno di tutti è quello di arrivare in Europa. Ma bisogna essere preparati anche mentalmente per fare questo salto. Le cose non sono andate bene all’inizio. E la colpa non era né del club, né dell’allenatore… la colpa era mia, perché non ero pronto. Un calciatore deve essere sempre pronto, non soltanto fisicamente ma anche mentalmente. Una cosa che ho imparato qui in Italia è che spesso le cose più belle sono le più semplici. A volte vuoi fare qualcosa di straordinario per impressionare gli altri e finisci per avvitarti su te stesso. Altre volte, invece, fai qualcosa di semplice e tutti restano colpiti dalla bellezza di quel gesto".

Il mancato trasferimento al Lille: "Il club all’inizio aveva la percezione che avevo anche io: cioè di non essere ancora pronto per il calcio italiano e il calcio europeo e riteneva fosse una buona idea quella di cedermi in prestito per fare esperienza. Mi rendevo conto che mi mancava ancora qualcosa però volevo restare nel club, volevo imparare ciò che mi mancava qui. Su questo ho insistito molto, fino alla fine, perché sapevo che dovevo migliorare, ma non volevo lasciare il club. La Juve? Contro la Juventus effettivamente rimasi un po’ sorpreso (di essere schierato titolare, ndr) perché era un periodo in cui non stavo giocando ed era una partita importantissima. A partire da quella partita, sono venuti fuori molti dubbi su quello che era il mio gioco

Barcellona: "Per un calciatore professionista tutte le partite diventano importanti, non soltanto quelle contro il Chelsea ma anche quelle con le piccole squadre. In questo senso, io cerco di allenarmi sempre bene perché non sai mai quando arriverà l’occasione di giocare, è una cosa che ripeto in ogni intervista. È necessario allenarsi sempre al meglio perché non sai mai quando l’allenatore riterrà che meriti un’occasione. E non devi lasciarti sfuggire l’occasione perché non sai mai quando ricapiterà. Giocare al Camp Nou è un sogno. Il Barcellona è una delle migliori squadre del mondo. Andiamo lì per giocarci le nostre possibilità, per cercare di qualificarci. Sappiamo che sarà una partita difficile, ma lo sarà anche per loro. Anche incontrare Messi è uno dei sogni che avevo. Ma ne ho molti altri ancora da realizzare".

La carriera da calciatore: "Eravamo in casa e c’era una bottiglia d’acqua sul tavolo... ad un certo punto è caduta, e io l’ho calciata al volo. Mio padre era lì con me e ha intravisto del talento. Da quel momento si è convinto che io sarei diventato un calciatore. Nessuno gli dava credito, lui è stato l’unico a crederci".