10 anni dalla notte di Barcellona, Moratti: "Lì capii che per la Champions era fatta"

28 aprile 2010. Esattamente 10 anni fa, l’Inter di José Mourinho eliminava il Barcellona al Camp Nou dalla Champions League e conquistava la finale contro il Bayern che poi le avrebbe regalato il Triplete. A Radio 24, è intervenuto Massimo Moratti, all’epoca dei fatti presidente nerazzurro: “Quella di Barcellona è stata la partita senza dubbio più emozionante e più valorosa. Il fatto di essere in 10 ingiustamente fin da subito aveva dato una carica incredibile ai giocatori. E’ stato fantastico per tutti".
Lo spirito di Eto’o come emblema per la squadra? "Eto’o è stato speciale. Se uno pensa alla sua classe, al suo livello, al suo stile, vederlo fare quella partita e tante altre così in seguito fa capire molto. E’ un ragazzo orgoglioso, simbolo del suo paese, ma anche umile professionalmente. Quella sera è stato stupendo".
Il clima di quei giorni e il post partita? "Era un clima normale per il palcoscenico. Loro volevano la remuntada dopo il 3-1 di San Siro. Si respirava nell’aria questa voglia. Il presidente del Barça era un amico, poi avevamo fatto l’operazione Eto’o-Ibrahimovic e gli ero riconoscente… (ride, ndr). Abbiamo visto la partita insieme, c’è stato tifo per le proprie squadre ma alla fine ci siamo dati la mano. La partita quando finì io neanche me ne ero accorsi, non avevo visto il recupero. Poi ho visto mio figlio esultare… Accanto a me c’era un uomo con l’umore decisamente diverso, per questo ho avuto un pensiero per lui e mi sono “scusato”. Quella sera abbiamo avuto l’idea che oramai era fatta… Conoscendo Mourinho, sapevo che conosceva tutto del gioco del Bayern e quindi sarebbe stato più semplice condurre la partita. La cosa più difficile fu superare quella sera di Barcellona".
Se ho mai riparlato con Ibrahimovic dopo lo scambio con Eto’o? "Ibrahimovic si è sempre comportato molto bene con noi e con il Barcellona. Il primo sms di congratulazioni per la Coppa, a Madrid, l’ho ricevuto da Ibra. Per lui non credo fosse una cosa così semplice. E’ sempre stato un professionista serissimo che ha sposato quelle che erano le nostre intenzioni. Alla fine ci è andata bene, Eto’o ha reso di più di quanto mi aspettassi".
L’addio di Mourinho? “Il finale è stato un po’ stonato, dopo il rientro a Milano. Ma ci siamo visti la sera dopo con José. Lui lo aveva già pensato e nessuno ha voluto disturbarsi per rompere l’incantesimo che stavamo vivendo. Poi solo dopo son venuti fuori sentimenti e ripensamenti”.
Il presidente Moratti aveva la pancia piena dopo il Triplete? “A un certo punto ci sta che tu ti senta soddisfatto, ma poi i presidenti hanno da fare con altre 1500 cose al giornoe tutto riparte. Dopo Mourinho abbiamo pensato a Benitez, anche se non è stato un matrimonio riuscitissimo. Poi con Leonardo abbiamo fatto bellisimi successi, fosse arrivato prima forse avremmo vinto qualcosa in più a livello di trofei. Per i presidenti c’è sempre il dovere in testa, non c’è solo passione o interesse. Il senso del dovere mette sempre in condizione di lavorare”.
Mio figlio sul campo di San Siro con Zanetti per festeggiare la Champions? “Non c’era Mou, mi seccava andare allo stadio e mettermi in vista. Mourinho avrebbe meritato quella passerella. E poi mi volevo rilassare. Così ho pensato a mio figlio, ma non per dargli un incarico. Mio figlio era felice di tornare a Milano e ho pensato fosse bello che rappresentasse la famiglia. Quello non significava che dovesse diventare presidente dell’Inter in futuro, era giusto che fosse lì però. Ma ripeto, non era un incarico per il futuro, anche perché l’eredità era piuttosto pesante. Di certo lo era economicamente”.
Ronaldo il Fenomeno migliore di Messi e CR7 secondo Mourinho? “Sono d’accordo con lui, avendolo avuto. Ronaldo era fuori dal normale, era eccezionale. Una classe immensa. Sinceramente gli infortuni che ha avuto sono stati un’ingiustizia mostruosa, senza avrebbe avuto una carriera ancora più splendente e di certo sarebbe rimasto all’Inter”.
La situazione emergenziale di Milano? “Un futuro ci sarà sicuramente, da tanti discorsi a volte sembra che sia negato da qualcuno. Con pazienza e spirito di sacrificio passerà questo periodo. Non possiamo metterci petto in fuori e ricominciare subito. Abbiamo contro un nemico invisibile, non sappiamo come colpirlo e come non subire i suoi attacchi. Ascoltiamo i medici e affrontiamo con prudenza la ripresa. La qualità di Milano, così come quella del paese, rimane. Quando ci saranno gli spiragli, questa qualità verrà nuovamente fuori. Non so in quanto tempo, ma il futuro sarà positivo per Milano che è stata colpita al massimo della sua gloria”.
Il Milan e l’Inter oggi alle prese con complicate rinascite? “Hanno fatto tanto entrambe le squadre in passato… Non sono successi così semplici da ripetere in poco tempo. Devi guardare a chi sono in mano le squadre. L’Inter è capitata bene, il gruppo che ha in mano l’Inter ha voglia e mezzi per rispedire la squadra ad alti livelli. A volte basta questo ai tifosi per avere pazienza”.
Come sarà il calcio del futuro, anche economicamente? “Non sono più un addetto ai lavori, magari non tengo presente tutte le condizioni. Per conto mio, dobbiamo prepararci al nuovo campionato, rincorrere l’attuale stagione sarebbe pericoloso. La crisi obbligherà tutto il mondo a ripensare a ciò che stava facendo. Industria, commercio, calcio… Tutto verrà rivisto, serve capire quali sono i nuovi obiettivi e non è una cosa semplice. Pensiamo anche agli Stati Uniti, che ha preso dei colpi da ko. La Russia non è in splendide condizioni, la Cina si sta riprendendo. Vediamo dove si riprenderà prima, il nostro paese non avendo materie prime deve guardare anche come riprenderà l’estero. Questa è una lezione involontaria che ci porterà ad adeguarci a un nuovo stile. Per quanto riguarda il calcio, per me resta un sogno. Le cifre non saranno magari uguali a prima, ma saranno comunque oltre le possibilità della gente proprio in quanto sogno”.