Con la maglia dello Scudetto, una vittoria da Champions per la Lazio

Ci sono maglie che entrano di diritto nella storia del calcio e dei singoli club. Nel caso specifico della Lazio, la divisa del 1999-2000, la stagione del secondo Scudetto, è un cimelio indimenticabile. Rappresenta un qualcosa di irripetibile. Per come è stato vinto quel campionato - all'ultimo secondo dell'ultima giornata - per il momento storico in cui era la Lazio e per la quantità di campioni che la indossavano. Una squadra, quella, arrivata a conquistare anche la vetta del ranking europeo. Dicevamo però della maglietta: celeste con piccole bande nere orizzontali sul petto, con numeri scuri dietro la schiena. La stessa in versione più moderna riproposta dalla Lazio ieri contro il Napoli in occasione del 120° compleanno della società. E subito, all’esordio, ha portato fortuna perché è arrivata la decima vittoria consecutiva (1-0).
Una gara sottotono, risolta dal solito Immobile al '82, con la grande complicità di Ospina e Di Lorenzo. Perché quando le cose devono andare, vanno, lo dice il destino. Alcuni segnali sono impossibili da sottovalutare e da non tenere in considerazione. Come la vittoria di ieri, l'ennesimo successo nel finale, che rende la classifica una favola: l'Inter capolista è +4, l'Atalanta quinta a -7 e la Lazio su entrambe ha ancora una partita da recuperare, con il Verona il prossimo 6 febbraio all'Olimpico. Mai i biancocelesti avevano fatto così tanti punti (42) al giro di boa del campionato: per intenderci l'anno dello Scudetto avevano chiuso il girone d'andata a 36. Per i tifosi è un obbligo sognare la vetta, devono farlo perché è il bello del calcio. La squadra invece farebbe meglio a rimanere con i piedi per terra, mantenendo la stessa fame, concentrazione e voglia di questi due mesi. “Cosa manca per essere da scudetto? In questo momento, devo essere sincero, manca poco”, ha detto Inzaghi nel post partita, ma il messaggio generale che la Lazio lascia trapelare all'esterno è che nessuno vuole pensare troppo in grande. “Il nostro obiettivo rimane la Champions”, ha sentenziato Lazzari in zona mista. Quel quarto posto che a Formello inseguono da anni. L’hanno sfiorato più volte, accarezzandolo, ma senza mai arrivarci. Adesso è lì, a portata di mano, e c’è l’obbligo di arrivarci. Se non dovesse piazzarsi tra le prime quattro, sarebbe un fallimento. Lo sguardo è proiettato a maggio, ma non si deve perdere di vista il presente roseo della Lazio. Il mondo biancoceleste deve godersi in momento: la Supercoppa vinta a dicembre, il compleanno festeggiato, la maglia storica rinnovata, il decimo successo di fila e poi la classifica. È tutto perfetto e se sarà destino, come i segnali fanno pensare, arriveranno altre soddisfazioni.