“Nato sotto la stella fortunata, va preso”. Kakà-Milan, Paolillo svela i retroscena

Ricardo Kakà al Milan, storia di un grande amore. “L’11 maggio 2003 sono andato a vedere la partita tra Atletico Mineiro e San Paolo e la sera ho fatto la relazione della partita”, dice in esclusiva per i I racconti dei protagonisti di TuttoMercatoWeb.com Gaetano Paolillo, intermediario che ha portato il brasiliano al Milan. “Quando sono rientrato consegnato la relazione ad Ariedo Braida nella quale ho scritto: giocatore di un altro livello, può fare la seconda punta oppure partire dietro le due punte. Fisico, tecnica, dribbling e facilità di corsa. Può diventare un giocatore immagine, già nel giro della Nazionale, è un investimento, un calciatore che un grande club deve controllare. Ragazzo serio ed affidabile, le sue squadre non possono che essere Milan e Real Madrid”.
Quello tra Paolillo e Kakà è stato amore a prima vista. “Era un giocatore incredibile. Dopo tre giorni sono andato a vedere un’altra partita dove non aveva giocato bene, ma ero convintissimo di aver visto un giocatore fortissimo. Incontrai il papà dopo la partita, mi presentai e gli dissi ‘a tuo figlio in quale squadra piacerebbe giocare in Italia?’ Mi rispose che la squadra del cuore in Italia era il Milan. Così gli chiesi un mese di tempo per portare Ricardo al Milan, mi diede la mano e mi disse ‘lavora tranquillamente’. Andai a parlare con Braida, poi i primi di luglio - continua Paolillo - incontrai Guido Angelozzi che era il direttore sportivo del Catania e aveva un appuntamento con Galliani. L’attuale dirigente dello Spezia disse al dirigente rossonero: ‘C’è Paolillo che ti vuole parlare’. Entrai ed esposi l’argomento dicendo a Galliani: ‘Dottore, va preso. Questo è da Milan”. Quel giorno era presente anche l’avvocato Cantamessa che mi chiese la data di nascita di Kakà perché era un esperto di stelle. Dopo che gli diedi la data di nascita mi disse ‘questo è da prendere, è nato sotto una stella fortunata’. Così Galliani mi disse di parlare con Leonardo, il quale mi fece presente che nella rosa del Milan c’erano già Rui Costa e Rivaldo”.
Tenacia e perseveranza, Paolillo era rimasto folgorato da Kakà. Voleva portarlo al Milan a tutti i costi. “Un po’ - racconta il manager - mi ero scoraggiato, ma ero convinto di aver visto un fenomeno. Tutte le mattine andavo in sede al Milan, facevo colazione, pranzo e cena con Braida che mi dava fiducia e voleva prenderlo. Non era facile, bisognava trovare il modo di convincere Galliani. Eravamo arrivati a luglio avanzato, la situazione diventava complicata. Era qualcosa in più che al Milan nell’immediato, magari, non serviva perché c’erano già due calciatori. Anche se costava dieci milioni. Bisognava trovare il momento giusto per avere l’ok da a Galliani e fare questo investimento. Un giorno arrivò il beneplacito da Galliani, così mi misi in contatto con il padre che intanto parlava con il San Paolo e teneva vive le relazioni. Ricky, per la partita del Trofeo Berlusconi, sbarcò in Italia. E lì iniziò la storia a tinte rossonere” Una che ha emozionato Paolillo, diretto interessato e autore del trasferimento, ma anche miliardi di appassionati di calcio. “Non sono un mago, però ci ho preso in tutto: è come se mi fossi illuminato vedendolo giocare la prima volta. Ha dimostrato di essere il miglior calciatore del mondo, un simbolo per le vecchie e le nuove generazioni”. E domani per Kakà sarà tempo di spegnere le candeline: “Ne approfitto - conclude Paolillo - per fargli gli auguri di buon compleanno pubblicamente”.