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Zenga svela: "Dovevo tornare all'Inter per fare il vice-Pagliuca, ma non se ne fece nulla"

Zenga svela: "Dovevo tornare all'Inter per fare il vice-Pagliuca, ma non se ne fece nulla"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
domenica 26 aprile 2020, 12:48Archivio 2020
di Pierpaolo Matrone

Walter Zenga ha vissuto una vera e propria storia d'amore con l'Inter, con tutti gli alti e bassi del caso. L'ex portiere, oggi allenatore del Cagliari, ha raccontato di quando fu a un passo dal Napoli: "Giugno ’87, era tutto fatto con il Napoli.In vacanza a Lampedusa, passavo le giornate a parlare con Moggi da una cabina telefonica. La Gazzetta di quei giorni ce l’ho ancora: “Zenga al Napoli, Giuliani all’Inter”. Poi la cosa salta, ma per me è un inferno: la Nord scrive “Dieci contano,uno non conta più”, per 3-4 mesi ogni tiro è un gol, compreso quello di Aaltonen del Turun Palloseura,non so semi spiego. A metà dicembre telefono a Ferlaino e Moggi, che ci speravano ancora, e gli dico: “Basta, non ce la faccio più”. E anche se Pellegrini faceva lo gnorri come al solito, con Cesare Viganò e Franco Maggiorelli vado a firmare il rinnovo, il giorno prima del derby. Peccato che lo perdiamo con autogol di Riccardo Ferri: per evitarlo provo una sforbiciata sulla linea di porta

Retroscena inedito quello snocciolato da Zenga: "Nessuno ha mai raccontato,neanche io prima di oggi, che sarei potuto tornare: rimesso a posto il crociato che mi ero rotto alla Samp, dovevo fare il secondo di Pagliuca per un anno, prima di entrare in società. Ne parlai prima con Moratti e Mazzola e poi con Gianluca, una sera a cena alla “Briciola”: lui non aveva problemi, ma non se ne fece nulla.Andai a Padova e negli Stati Uniti, poi all’Inter tornai davvero – marketing e uomo immagine in tv –ma solo per pochi mesi. Quel ruolo lo sentivo stretto, non ne vidi il futuro,e feci una cazzata.È sempre sbagliato avere dei pregiudizi a priori, come quelli che in questi giorni di calcio azzerato dal coronavirus sento dire:“Non si può e non si deve giocare”. Non è più giusto dire: “Vediamo cosa succede, ma noi ci siamo”?